SOGNI E REALTA'

E' incredibile la sfrontatezza della stampa reazionaria, sia detto per
quella che si scrive in carattere minuscolo sia intesa come il quotidiano
torinese: ogni occasione è buona per straparlare di Tibet e leccare il c... ai preti
del luogo, lì si chiamano bonzi, ed al loro capo Dalai Lama.
Si sa che storicamente il Tibet è una provincia della Cina, che i preti
buddhisti vorrebbero indipendente - ed in questo sono appoggiati da tutta
la stampa reazionaria e borghese occidentale - per far tornare
nell'oscurantismo religioso tutti i contadini della regione, emancipatisi grazie all'avvento
della Rivoluzione proletaria.
"la busjarda" - come i torinesi chiamano affettuosamente il giornale
cittadino di proprietà della famiglia del Battilastra di Villar Perosa (al
secolo Giovanni Agnelli) - riesce nella improba impresa di servire la
causa tibetana persino all'interno di un articolo dedicato ad un alpinista
sloveno morto mentre scalava il Langtang Lirung, una montagna di più di settemila
metri a nord di Kathmandu.
Scrive Enrico Martinet - pagina 21 dell'edizione di domenica 15 novembre -
che Tomaz Humar ha trovato la morte mentre scalava da solo la parete della
montagna <vicino al confine tibetano.
Vorremmo ricordare allo scribacchino reazionario che il Tibet non può
avere un confine a sé stante, in quanto provincia della Repubblica Popolare
Cinese: la finisca, lui ed i suoi colleghi pennivendoli, di parlare di uno Stato
che non esiste, se non nei sogni degli imperialisti di tutti i generi che
vorrebbero che lì si formasse una nazione confessionale indipendente solo
per indebolire la Cina.
Inoltre è chiaro come il sole che il loro è un patetico tentativo di
opporsi alla inarrestabile avanzata delle Guerre Popolari di lunga durata in Nepal
e Bhutan, attraverso il progetto di installazione di proprie basi militari
all'interno della nuova nazione che nascerebbe.

Torino, 15 novembre 2009


Stefano Ghio - Torino